Arte. A Roma inaugurato il Lab di Dicò

ROMA – Venerdì 7 aprile, alle ore 18:00 in Via del Fiume 10, è stato inaugurato il nuovo Lab di Dicò: un loft newyorkese nel cuore di Roma.

Dicò, nome d’arte di Enrico Di Nicolantonio, è un artista che si addentra nel mondo dell’arte contemporanea esplorando e rielaborando i numerosi linguaggi della cultura popolare.

Le tecniche della pop-art e dell’arte informale si fondono nelle sue creazioni per dare vita a opere esplosive e ricche di energia, arrivando a dare vita a un nuovo e personale stile incentrato sulla combustione del metacrilato.

La forza espressiva data dalla commistione di elementi diversi è ciò che caratterizza le opere dell’artista, in cui la plastica diviene il mezzo attraverso il quale egli da’ libero sfogo alla sua creatività e fantasia.

La plastica, questo materiale tanto amato dall’artista Alberto Burri e a cui Dicò si è ispirato, è una sostanza dotata di doppia natura: materia che muta facilmente, ma che conserva in sé il carattere della memoria e del ricordo. È materia che si consuma, ma su cui restano impresse le nostre sensazioni ed emozioni.

Nelle opere di Dicò c’è anche molta autobiografia, perchè il dolore sperimentato in seguito a una separazione familiare si è rivelato così intenso da fargli sentire la necessità di reinventare un nuovo linguaggio per rimettersi al mondo. Al riguardo abbiamo intervistato l’artista.

Come è nata l’idea di questa mostra?

«Volevo prima di tutto far conoscere il mio laboratorio tra Piazza del popolo e l’Ara pacis, un luogo in cui creo e nasce l’opera dal sudore dell’artista. In occasione di questo evento poi inserirò un originale Rolex Paul Newman all’interno di una mia opera per omaggiare l’artista.»

Cosa la ispira maggiormente?

«Io pitturo per passione e la passione è diventato lavoro, crescita sia artistica che a livello di quotazioni.»

Come si è avvicinato a questo tipo di arte?

«Dal dolore emerso da una separazione familiare durante la quale l’arte mi è stata d’aiuto per elaborare il lutto. Casualmente poi, azionando ripetutamente un accendino in direzione di una lastra di plexiglass che avevo in mano, restai affascinato dalla deformazione della materia che si plasmava sotto i miei occhi. Da lì mi sono avvicinato all’arte di Burri e ho iniziato così il mio percorso.»

Con quale aggettivo descriverebbe questa mostra?

«Pop art, l’arte del popolo. Non sono un artista che si nasconde. Mi piace stare tra la gente e se potessi parlerei con tutti gli ospiti presenti.»

Antonella Izzo

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