Abrogata in India la Sezione 66A. Libertà sui social

MUMBAI – La Corte di Giustizia indiana ha deciso di abrogare la controversa Legge che vietava la pubblicazione di commenti diffamatori e offensivi sui social, pena fino a tre anni di reclusione. La Legge approvata nel 2008, nonostante sia stata considerata da sempre come una forma di privazione e restrizione alla libertà di espressione dalla maggioranza degli utenti registrati alle piattaforme interattive, è stata difesa a spada tratta fino a oggi dalle Autorità indiane, poiché definita una Legge copia dalla Sezione 127 della Legge approvata nel 2003 nel Regno Unito: anch’essa era finalizzata alla tutela della persona e dell’individualità sui social, la differenza sostanziale consisteva però nell’etichettare come reato, quindi come atto sanzionabile penalmente, solo ed esclusivamente la divulgazione di materiale definito come indecente, osceno o a scopo minaccioso. Inoltre nel 2006 la Sezione fu rivista e modificata perché, secondo le accuse mosse dalla Camera dei Lord, si sarebbe rivelato un compito troppo arduo quello di stabilire un parametro che delineasse i caratteri oggettivi di un’affermazione o di atti che fossero ai limiti dell’offesa personale o della diffamazione, senza osteggiare  la libertà di ogni singolo cittadino di esprimere la propria opinione.

In India, in seguito all’approvazione della Sezione 66a, diverse persone sono state arrestate per i loro commenti su Facebook o Twitter, scatenando indignazione e scalpore tra l’opinione pubblica. Dopo innumerevoli petizioni e manifestazioni, sponsorizzate da comitati per la tutela dei diritti civili, studenti e neolaureati alla Facoltà di Legge, organizzate in seguito all’arresto nel  2012 di due giovani donne dopo la pubblicazione di commenti sulla morte di Bal Thackeray, il capo del partito Shiv Sena, ritenuti oltraggiosi, la Normativa è stata dichiarata anticostituzionale da due Giudici della Corte Suprema indiana.

Oggi è una grande vittoria ha affermato Shreya Singhal, tra le promotrici delle petizioni per l’abrogazione dell’articolo. L’attendibilità e l’inaffidabilità della Norma risiedeva, come è stato ribadito anche oggi dopo l’esito della sentenza, nella vaghezza descrittiva di ciò che è ‘offensivo’. La parola infatti assumeva una connotazione piuttosto ampia, aperta a troppe e differenti interpretazioni.

By Federica Mandara

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