Expo. Il giorno dopo

MILANO – Nel pomeriggio di ieri un gruppo di manifestanti black bloc, con componenti provenienti persino da Francia e Spagna, ha messo a ferro e fuoco la città di Milano per contestare l’esposizione universale Expo 2015, ospitata quest’anno dalla città lombarda.

I manifestanti, vestiti di nero, con passamontagna o con buona parte del viso coperta, hanno dato fuoco ad auto, spaccato vetrine, lanciato oggetti, tra i quali bombe carta e molotov ottenute da bottiglie di vetro riempite di benzina, contro le forze dell’ordine in tenuta antisommossa che tentavano di far retrocedere la loro azione: una vera e propria guerriglia urbana durata circa 2 ore. In risposta, le forze dell’ordine hanno sparato oltre 400 lacrimogeni, a volte anche ad altezza uomo, come documentato da numerose foto in giro per il web.

Lo scopo dei manifestanti era quello di portare disordine al Duomo di Milano, o all’Expo-Gate, e per questo le strade di connessione alle due zone principalmente interessate sono state circondate dai militari. I primi scontri sono avvenuti in Piazza della Resistenza Partigiana e a Largo d’Ancona, lì macerie di auto bruciate, vetrine distrutte, aria irrespirabile a causa dei fumi e dei lacrimogeni, ma soprattutto residenti e turisti spaventati.

Il bilancio è di 11 poliziotti feriti e 10 manifestanti arrestati, due dei quali sono stati presi in flagranza di reato grazie a due agenti in borghese infiltrati nel corteo. Al riguardo, come escludere che gli stessi abbiano partecipato alle violenze, per rendere credibile la loro posizione all’interno del corteo?

Tra le Figure istituzionali che hanno condannato il gesto, le dure parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso netta condanna alla violenza teppistica contro un evento che ha per obiettivo la nutrizione del pianeta. Il Presidente della Regione Lombardia invece, Roberto Maroni, ha semplicemente ‘twittato’ il suo sostegno alle forze dell’ordine,  condannando gli atti di violenza che hanno interessato il capoluogo lombardo.

L’opinione pubblica, di gran parte dei cittadini milanesi, è nettamente contraria alle manifestazioni violente, soprattutto perché ora a pagare le spese di tale devastazione sono le persone che nulla hanno a che fare con Expo 2015, anzi probabilmente appartengono a quel mondo di precari sfruttati, con stipendi da fame e senza garanzie lavorative, per la costruzione dei padiglioni Expo, costati sino a ora ben 3,2 miliardi di euro, in un Paese che da anni costringe la popolazione all’austerità e taglia i fondi alla disabilità, al sociale e al lavoro.

Carmela Landino

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