Mutilazione genitali femminili: medico egiziano condannato per omicidio

IL CAIRO – Per la prima volta in Egitto una Corte ha condannato un medico processato per la morte di una ragazzina, decesso conseguente all’intervento di mutilazione genitale subito. La sentenza ha disposto per il dott. Raslan Halawa la reclusione per due anni e lavori forzati, con l’accusa di omicidio colposo, più tre mesi per aver svolto una pratica bandita dalla legge egiziana. Alla condanna penale è stato poi aggiunto il pagamento di una multa di 500 lire egiziane, circa 50 euro.

Sohair al Bata’a, morta in seguito alla letale pratica nella Clinica privata del dott. Raslan Halawa, aveva solo 13 anni ed era stata consegnata nelle mani del medico da suo padre, anch’egli condannato a tre mesi di reclusione per pratica illecita. Inizialmente l’uomo aveva negato di aver obbligato la figlia all’intervento, affermando che la giovane lamentava dei dolori pelvici e che la rimozione della pelle in eccesso avrebbe lenito le sue pene, pertanto si era rivolto ad Halawa. Quest’ultimo però ha sempre negato di aver svolto interventi di mutilazione genitale, definendo l’operazione di mera “rimozione della pelle in eccesso” con cauterizzazione. Secondo il medico la piccola Sohair sarebbe morta in seguito a shock anafilattico per anestesia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti, a seconda della gravità degli effetti: la circoncisione, o infibulazione al-sunna, è l’asportazione della punta della clitoride con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche; l’Escissione al-wasat è l’asportazione della clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra; l’infibulazione, o circoncisione faraonica o sudanese, è l’asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con relativa cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale; infine il quarto tipo comprende genericamente una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.

Dal divieto di attuare la pratica imposto nel 2008, il processo ad Halawa è il primo caso in cui viene applicata la legge che prevede la condanna alla reclusione che va dai tre mesi ai due anni, con multe che possono arrivare alle 5.000 lire egiziane, circa 500 euro. Il tema della mutilazione genitale femminile è ancora molto caldo in diversi Paesi del mondo, in particolar modo, secondo dati dell’ONU, in Egitto il 91% delle donne tra i 15 e i 49 anni hanno subito questo tipo di intervento. Nonostante la pratica sia stata ritenuta illecita anche dall’autorità islamica egiziana di Al Azhar, la mutilazione genitale femminile continua a essere praticata in tutto il Paese. Il dato più preoccupante è che molto spesso l’intervento non viene effettuato da medici ma da levatrici o altre figure incompetenti.

By Margherita Sarno

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